Basta divisioni! L’Italia ha bisogno di una classe politica nuova

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Questi ultimi due anni sono stati i peggiori in assoluto da quando è nata la Repubblica. Sono stati gli anni in cui è emersa, in modo definitivo, la scarsa attitudine della nostra classe politica a perseguire l’interesse nazionale e il benessere del popolo italiano. Ed è anche il periodo che ha dimostrato come la nostra sovranità sia solo sulla carta, e come si trovi solo sulla carta l’intangibilità dei nostri diritti costituzionali.

La guerra ucraina ha poi contribuito a far cadere del tutto la maschera: in Italia non esiste una maggioranza che faccia gli interessi del paese, ma allo stesso tempo, non esiste nemmeno un’opposizione che si sia presa l’incarico di farlo. La rinnovata fedeltà al patto atlantico e agli USA, e alla loro voglia di egemonizzare l’Europa, pure a costo di scaraventare il vecchio continente nella più grave crisi energetica e alimentare del dopo-guerra, dimostra che nessuno in questa nazione ha voglia di dire “basta”.

Ma la colpa però è nostra. O meglio è di quella parte che, pur avendo capito, da tempo, il grave problema, e avendo pure la giusta visibilità (principalmente sui social), non è riuscita a organizzarsi, a fare rete e creare una massa d’urto capace di cambiare gli equilibri politici del paese, perché tendenzialmente occupata a coltivare il proprio piccolo orticello partitico, guardando quasi in cagnesco l’altro, che se non viene accusato di gatekeeperismo, non merita comunque considerazione perché o troppo a sinistra o troppo a destra, oppure perché io sono un influencer e tu non sei nessuno.

Naturalmente, di queste divisioni a trarne vantaggio sono i partiti istituzionali, quelli che a parole si dicono sempre a favore degli interessi degli italiani, ma nei fatti, dimostrano di non esserlo, oppure – che è persino peggio – dimostrano di non aver capito nulla né di economia né di geopolitica. Perché è ormai un dato assodato: non si può essere europeisti o atlantisti o filo-americani, o filo-cinesi o filo-qui, filo-lì, e nel contempo rivendicare la sovranità militare, politica ed economica dell’Italia. Se si vogliono raggiungere questi obiettivi, è necessario iniziare a ragionare da paese sovrano. Ma perché ciò accada, è necessario che la classe politica che ci governa sia essa stessa, per prima, devota alla causa nazionale. E nessun partito istituzionale oggi è devoto a questa causa (se non a parole). Anzi, sembra che l’intero arco politico faccia a gara per dimostrare di non esserlo, di essere prima di tutto devoto alla causa europeista, atlantica e filo-USA.

E’ necessario che chi, davvero, abbia a cuore l’interesse nazionale e ha una certa visibilità mediatica (sui social ma non solo), inizi a pensare a fare rete con chi la pensa allo stesso modo, lasciando da parte le ambizioni personali, gli obiettivi personali, gli obiettivi di nicchia e i partiti personali. Invece qui è necessario lavorare per una grande forza politica che sia determinata nel raggiungere l’unico obiettivo che conta: il riscatto dell’Italia come paese democratico e pienamente sovrano. Ma perché ciò si realizzi è necessario che si sostituisca l’ambizione con l’umiltà, l’orgoglio con il sacrificio, e si mettano assieme i mille rivoli nati in questi anni, per creare un fiume che abbia sufficiente forza per sfondare la barriera della conventio ad excludendum, imposta dai media e dalla politica contro tutte quelle istanze che rivendicano la piena sovranità nazionale, l’attuazione piena della Costituzione, la dignità del nostro paese nel consesso internazionale e il suo ruolo, che non deve essere quello di paese subordinato alla grande potenza di turno.

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