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Chi non conosce la signora del Fondo Monetario Internazionale? Vero è che sarà lei probabilmente il nuovo presidente della BCE. E già qualcuno esulta, perché ci sarà un nuovo QE. Con la Lagarde? Dubito. Ma anche fosse, non sono poi così certo che sarà concesso a gratis – come il QE di Draghi – qualora i “mercati” dovessero scatenarsi sul nostro paese perché non rispettiamo le regolette suicide di Bruxelles (che poi invero le rispettiamo anche troppo). Anzi, l’idea – viste anche le proposte di modifica del MES – è che gli “aiuti” verranno dati solo e se si posseggono certi requisiti o si facciano le dovute “riforme strutturali”.
Dunque mi chiedo qual è la ragione di tanto entusiasmo per il presunto “pericolo scampato”. Weidmann – è vero – è un ortodosso dell’ordoliberismo tedesco, ma con lui alla BCE probabilmente ci avrebbero segregato e magari la segregazione (restrizioni su movimento di capitali) sarebbe stata l’anticamera per l’uscita dagli inferi o per un crollo della moneta unica. Ma con la Lagarde alla BCE? Niente segregazione questo è certo. Invece potrebbe accadere che la UE ci chieda una sostanziosa contropartita in beni reali per stampare euro e acquistare i nostri titoli mentre lo spread corre sopra i 500 pt. Ecco qual è il rischio: carta contro ricchezza reale. Privatizzazioni e demolizione del welfare per garantire rendite stabili, fatte passare per “salvataggi”.
Una disfatta completa per il nostro paese e per la nostra economia, che allora sì che verrebbe definitivamente piegata in nome del neoliberismo che pervade la sovrastruttura europea fin dalle sue fondamenta.
Il rischio dunque è che con queste scelte, giocate tutte nella finalissima Francia-Germania, la UE – gravemente ferita dai populismi – diventi ancora più rigida e più feroce nei nostri confronti e senza il conforto della segregazione. Di fatto, rischiamo un’agonia ancora più lenta e più lunga: altri dieci anni di tortura eurista che potrebbero esserci davvero fatali. Dunque, c’è ben poco da esultare per la Lagarde alla BCE; meglio sarebbe stato Weidmann. Perché, come dice il proverbio, tolto il dente, tolto il dolore.
Foto: MEDEF [CC BY-SA 2.0], via Wikimedia Commons