— Lettura in 4 min.
Riassunto supersintetico della surreale puntata di ieri: il nostro Governo, per mezzo del ministro pro-tempore, nella riunione dell’eurogruppo di ieri ha detto sì al pacchetto UE per l’emergenza COVID-19, che comprende i prestiti BEI, il SURE e, ciliegina sulla torta, il MES. Niente coronabond invece e un vago accenno a un fondo di solidarietà tutto da ideare (e che mai sarà discusso).
Tralasciando gli altri due strumenti, mi concentro sul MES che è appunto il patto forte del “pacchetto”, premettendo che la sua presenza attesta una piena vittoria della Germania e dell’Olanda sull’Italia e sul blocco del Mediterraneo, confermando peraltro l’asse franco-tedesco. In altre parole, il suo inserimento, con o senza condizioni, è una disfatta diplomatica e politica piena per il nostro paese; un fallimento in piena regola, un cedimento su tutto il fronte . Una “Caporetto”, come titolano molti giornali non allineati al mainstream.
In ogni caso, il MES così previsto è articolato su due piani:
- Una linea di credito senza condizioni (?), che però deve essere usata solo per l’emergenza medica. Dunque, inezie, se pensiamo che ormai abbiamo già fatto da soli.
- Una linea di credito con condizioni piene (ECCL), che invece potrà essere usata per l’emergenza economica e per tutto ciò che non concerne il coronavirus. Ed è questo il vero punto cruciale, visto che per questa emergenza all’Italia servirebbero ben più dei 35 miliardi disponibili con il MES.
Vero è che il primo problema che salta all’occhio è questo: chi (o come si) stabilirà cosa sia emergenza medica/pandemica e cosa sia emergenza economica, se esiste una fortissima sinergia tra le due? Banalmente: l’ampliamento dei posti in terapia intensiva rientra nella linea di credito senza condizionalità o con forti condizionalità? Non solo. A proposito delle linea di credito senza condizionalità, viene affermato che la stessa «sarà disponibile fino alla fine della crisi COVID-19. Successivamente, gli Stati membri dell’Eurozona si impegneranno a rafforzare i fondamentali economici e finanziari, coerentemente con il quadro di coordinamento e monitoraggio economico e fiscale dell’UE, inclusa l’eventuale flessibilità applicata dalle istituzioni UE competenti». Dunque che si fa? Torniamo alle condizionalità piene?
Come vedete esistono insidie che non possono essere facilmente risolte con la cruda lettura del documento partorito ieri dall’eurogruppo. Certo è che questo “ammorbidimento” è uno specchietto per le allodole che nasconde un’ineludibile verità: i tedeschi e gli olandesi hanno ottenuto quello che volevano, e cioè che l’Italia potrà richiedere il MES per l’emergenza economica conseguente alla pandemia, ma a patto di subire la troika. Ed è perfettamente inutile che la propaganda la faccia passare per un successo, puntando sulle linee di credito senza condizionalità, perché vi è possibile che queste poi spuntino a emergenza finite, ovvero, ammesso così non fosse, sono comunque la parte minore dell’accordo. La ciccia si trova sotto condizionalità forti ex-art. 136 TFUE e in base ai regolamenti del Two Pack.
Se questo è vero, è anche vero che il semplice inserimento del MES nel pacchetto, non implica automaticamente che l’Italia farà ricorso al MES, sia nella sua versione light e sia nella sua versione strong. Su questo, vorrei tranquillizzare. Non siamo davanti a un meccanismo automatico. Un altro punto fondamentale dell’accordo, infatti, prevede che ogni paese è libero di accedere o meno alle linee di credito del MES.
Dunque è cambiato poco rispetto a ieri l’altro. La differenza è più che altro di forma e di immagine. Fino a ieri, il MES era solo strong (anche per l’emergenza medica). Da oggi, in teoria – e limitatamente alle spese connesse all’emergenza medica – è privo di condizionalità (salvi i dovuti dubbi sopra citati). Ma ripeto: è la parte magrissima dell’accordo. La ciccia, la polpa è sotto condizionalità, dunque inarrivabile per l’Italia, a meno che non intenda portarsi la troika in casa.
Questo però non significa che non si tratti di una disfatta. Lo è perché mancano gli eurobond, e lo è perché i tedeschi hanno ottenuto la garanzia che se l’Italia chiederà prestiti per l’emergenza economica (che è il capitolo più importante), subirà la troika.
Siamo dunque in una fase di stallo. Una situazione nella quale, l’Europa dei tecnocrati dominata dai franco-tedeschi ha solo salvato se stessa dal crollo (che comunque sarà inevitabile), offrendo l’illusione di una solidarietà europea che non esiste né mai esisterà. Gli eurobond non verranno mai realizzati, e il fondo di solidarietà (Risk Fund) di cui si ciancia nel documento uscito ieri dall’Eurogruppo è solo un wishful thinking a beneficio dei paesi come l’Italia.
Quanto alla possibilità che l’Italia chieda le ECCL (le linee di credito con condizionalità forti), diciamo che il rischio è certamente maggiore rispetto a ieri, per via della crisi economica conseguente alla crisi pandemica. Ma è altresì vero che è improbabile che vengano mai richieste (in quanto implicherebbero la segregazione dei capitali). Ma qualora dovessero essere richieste, è chiaro che la zona euro crollerebbe come un castello di carte. Il “pasteggio” a base dei nostri gioielli e la dissoluzione definitiva della nostra economia, decreterebbero anche la fine dell’eurozona, che comunque – beninteso! – è ormai sulla via della dissoluzione. La crisi finanziaria ed economica mondiale, infatti, deve ancora manifestarsi del tutto, e quando accadrà, difficilmente l’euro reggerà l’impatto; non con queste regole e certo non con il MES. E non è un caso che nel resto del mondo, si stia tornando in fretta e in furia alla monetizzazione del debito; soluzione che i tedeschi rifiutano pervicacemente di prendere in considerazione per ovvie ragioni legate al loro dominio economico sul continente.
Le prospettive dunque non sono cambiate di molto rispetto a ieri. Cambia, purtroppo, l’immagine politica del nostro paese, che ieri ne è uscita fortemente indebolita sul piano europeo e internazionale. Il pacchetto, infatti, non risolverà i nostri problemi economici. L’Italia per i prossimi mesi necessita di almeno 200 miliardi di euro per sostenere l’inevitabile crollo del PIL. E questi soldi non glieli può dare l’Europa, né tanto meno il ridicolo pacchetto messo a punto ieri dall’Eurogruppo. Che di fatto è solo una sòla, buona per sostenere la propaganda eurista e permettere ai tedeschi di continuare a fare il bello e il cattivo tempo nel continente. Si spera ancora per poco.