Europee. La UE vuole imbavagliare l’informazione

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Come ormai abbiamo capito, la scusa è la lotta alle fake news, che secondo il mantra eurocratico rischiano di inquinare il dibattito democratico in Europa. A parte il fatto che Unione Europea e democrazia sono un ossimoro. A parte questo, è chiaro che l’impegno a lottare contro le fake news in realtà nasconde l’impegno a lottare per mantenere saldo il potere in mano all’estabilishment eurocratico, pilotato dal rinnovato asse franco-tedesco (qui). Perciò, se qualcuno davvero ha pensato o pensa che in Europa la preoccupazione sia legata al fatto che i cittadini europei non votino consapevolmente o votino con informazioni errate, sbaglia. La preoccupazione è invece opposta: e cioè che votino consapevolmente o con informazioni corrette.

Del resto, è noto che se si chiedesse all’oste se il suo vino è buono, costui dirà sempre che sì, il suo vino è buono. Dunque, anche solo pensare che l’Unione Europea possa affermare di se stessa che è solo un carrozzone tecnocratico influenzato dagli interessi franco-tedeschi e che le opinioni degli altri Stati non contano una cippa, o ancora, che l’euro ha ridotto in povertà mezza Europa, è una pia illusione. Sicché, al netto della propaganda russa o cinese (sulla quale davvero le prove sono risibili), l’obiettivo primario è la conservazione. E la lotta alle fake news è sicuramente la scusa migliore per nascondere tale obiettivo.

In questo quadro si innesta dunque il senso della risoluzione adottata dalla Commissione AFET e indirizzata al Consiglio, alla Commissione Europea e agli Stati membri, nei termini di una esortazione ad adottare “una risposta ferma” (sic!) per arginare la diffusione della “disinformazione” che si realizza per mezzo degli “strumenti sempre più sofisticati utilizzati dagli opinionisti e dalle istituzioni controllate dallo Stato” come le app di messaggistica privata, l’ottimizzazione dei motori di ricerca, l’intelligenza artificiale e i portali on-line d’informazione. L’obiettivo è quello di evitare che le fake news alimentino – ma guarda un po’! – i partiti estremisti (leggasi alla voce “populisti” e “sovranisti”) a danno dei “moderati” partiti euristi.

L’aspetto inquietante di questa risoluzione è perciò nell’invito fatto alle istituzioni europee e ai Governi a riconoscere non solo la cosiddetta propaganda ostile (ostile a chi?), ma anche ad adottare qualsiasi strumento giuridico, comprese le sanzioni, per fermarla e neutralizzarla, ivi compreso il controllo dell’identità degli utenti che la diffondono (!).

Voi capite che qui siamo oltre Orwell e il suo distopico 1984. Il controllo delle opinioni e delle persone, la selezione delle idee e delle posizioni che non siano in sintonia con la narrazione ufficiale, operata con la repressione e la minaccia di sanzioni, è un fatto significativo e pericoloso per la democrazia (quella vera) e la libertà delle persone. La propaganda in sé, peraltro, è il sale della democrazia, e non spetta a nessuna istituzione che si definisca democratica bloccarla o limitarla, perché solo le dittature e gli Stati totalitari agiscono in questo modo per non compromettere il loro potere e la loro tirannia sui popoli.

Restiamo vigili e non facciamoci scippare i nostri diritti! Nessuna fake news è tale da legittimare il potere ad attuare la compressione della libertà di opinione e di circolazione delle idee e delle notizie. Se facessimo acquiescenza sul punto, torneremmo indietro di decenni.

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