— Lettura in 2 min.
Suvvia, davvero credete che l’Italia all’Eurosummit tenutosi ieri abbia ottenuto importanti vittorie? Davvero avete creduto ai toni trionfalistici dei media nostrani che tutti o quasi parlano di vittorie e importanti risultati conseguiti dal Governo al vertice del 23 aprile?
Ebbene, vi offro la pillola rossa. Se volete credere alla propaganda, fermatevi qui, se invece volete capire, proseguite pure con la lettura.
Ieri, all’Eurosummit, abbiamo preso solo “sberle”. Nonostante tutto, è fallita la mutualizzazione del debito. Niente coronabond. Tedeschi, austriaci e olandesi non vogliono condividere un bel nulla. La solidarietà europea – come già sottolineato – non esiste se non nella fantasia dei fan dell’euro.
Detto ciò, l’unica cosa che abbiamo “strappato” (quanto meno a livello di promesse) è il Recovery Fund, di cui in realtà i primi a parlarne sono stati i francesi, e non certo gli italiani.
Ebbene, che cosa è questo strumento contrabbandato come vittoria nostrana? Più o meno trattasi di un fondo che dovrebbe servire a finanziare la ripresa economica post-coronavirus, attraverso l’emissione – a prezzi di mercato – di titoli garantiti dal bilancio dell’Unione Europea (i cd. Recovery Bond).
Peccato che:
- Il Recovery Fund deve essere finanziato dai paesi membri (la UE non ha entrate proprie). Dunque anche dall’Italia. E siccome il nostro è paese contributore netto UE, con il predetto meccanismo, tra il dare e l’avere, nella migliore delle ipotesi rischia di andare in pareggio e nella peggiore di rimetterci.
- Il finanziamento ottenuto tramite Recovery Fund è prestito che deve essere restituito. Dunque gira che ti gira, siamo sempre lì: se non è zuppa (MES) è pan bagnato (Recovery Fund).
- Ammesso sia utile (sic!), il Recovery Fund per ora è solo una “buona intenzione”, che, a essere ottimisti, potrà prendere quota solo nel 2021. Nel mentre che si fa? Si aspetta la manna dal cielo?
Ecco la vittoria decantata: il nulla. Che nasconde invece la più grande sconfitta del nostro paese: il via libera alle garanzie SURE, ai prestiti BEI e naturalmente al famigerato MES.
Dunque il Recovery Fund è servito solo a distrarre l’opinione pubblica sui veri e unici strumenti davvero disponibili a livello europeo: il trittico BEI-SURE-MES. Il cui uso – sappiamo – richiede forti limiti e condizionalità. E si lasci perdere l’idea che il MES sarà light, cioè privo di condizionalità. Come ho già scritto, non esiste il MES light. I trattati e i regolamenti non si cambiano con una pacca sulle spalle, ma richiedono lunghi negoziati e mesi di trattative.
Insomma, altro che vittoria. Qui siamo davanti a una disfatta in piena regola. L’Italia, ancora una volta, si è dimostrata debole sul piano delle trattative europee. Ha dimostrato di non essere capace di avere una linea politica coerente di tutela dell’interesse nazionale e dei principi costituzionali inderogabili, che in questo contesto avrebbe richiesto come unica opzione l’italexit, preso atto della permanente illegalità dei trattati UE e della conseguente dannosità della moneta unica per l’economia nazionale.