Guerra USD/EURO. Francia e Germania pronte a far pagare la crisi dell’euro all’Italia?

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Sarà il dollaro (USD) a far crollare l’euro? Questa domanda non è peregrina, soprattutto alla luce del trumpismo e del Great America Again, lo slogan che ha portato Trump alla Casa Bianca. E non lo è perché ormai è chiara la politica economica di Trump, anche rimarcata a Davos, tanto che alla Merkel e ai burocrati europei sono venuti indubbiamente i capelli bianchi per quanto asserito o paventato (anche tra le righe) dal presidente USA: maggiore protezionismo, picconate al globalismo e una sana svalutazione competitiva che rimetta in riga (economica) gli alleati europei (in particolare la Germania) e spezzi le ambizioni economiche globali della Cina.

Comunque sia, la domanda fatta più su potrebbe in effetti avere una risposta positiva, se osservassimo l’ultimo atto della guerra valutaria tra il dollaro americano e l’euro. Una guerra che il dollaro pare intenzionato a vincere, visto pure l’andamento attuale che vede un incremento del suo deprezzamento sull’euro. Chiaramente io qui non posso fare le analisi del caso, più che altro perché sarebbe troppo lungo e troppo complesso, e poi perché questo non è un blog specializzato in questa materia. Quello che però posso affermare è che gli analisti più attenti intravedono in un possibile “crollo” del dollaro, la possibile fine dell’euro e del mercato unico europeo.

Se questo è vero, esiste però un problema che ci riguarda da vicino come italiani, ed è la possibilità che la crisi determinata dal crollo della valuta americana si possa riverberare pesantemente sulla nostra economia, dando occasione all’asse franco-tedesco di far pagare all’Italia l’eventuale crisi dell’euro(zona). Ciò perché se è pur vero che in situazioni di piena sovranità, si attuano normalmente politiche economiche anticicliche ed espansive, finalizzate a salvaguardare il mercato interno, è anche vero che l’Italia non può far nulla di tutto ciò, perché legata – e qui riecheggiano le parole di Moscovici – agli assurdi parametri di Maastricht e al vincolo di bilancio. Sicché, essendo il nostro paese incatenato e legato ai destini dell’eurozona (e in particolare alla Germania), potrebbe essere possibile che l’Italia – in un mercato monetariamente rigido – paghi più di altri la guerra valutaria in corso tra l’euro e il dollaro, a tutto vantaggio (anche nel contenimento delle perdite) dell’asse franco-tedesco.

Ora vi chiederete come. Beh, è noto che il nostro paese sia in primo luogo un paese esportatore (il secondo nell’eurozona), ed è altresì noto che le aziende tedesche spesso si servono delle aziende italiane per alcune fasi del ciclo produttivo (contoterzismo). E’ chiaro dunque che un forte deprezzamento del dollaro potrebbe andare a impattare negativamente sulle esportazioni del nostro paese e potrebbe impattare negativamente sulle aziende italiane che lavorano per le imprese tedesche, le quali cercherebbero di scaricare la minore competitività proprio sulle aziende italiane, aprendo così una nuova e grave crisi economica nel nostro paese, che spalancherebbe le porte alla Troika e alla colonizzazione franco-tedesca (v. Grecia).

Esistono alternative che possano scongiurare il pericolo? Certo: fuggire dalla gabbia dell’euro prima che questa ci crolli in testa e i nostri coinquilini (Francia e Germania) si spartiscano i nostri assets, una volta che noi non saremo più in grado di reagire. Se accadesse l’inevitabile, anche una dissoluzione della moneta unica – davanti alla nera prospettiva – sarebbe il classico (e assai) magro premio di consolazione mentre si precipita nel baratro.

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