Il “freedom day” italiano: niente più emergenza, ma il green pass rimane

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Ieri Draghi ha annunciato che non verrà rinnovato lo stato di emergenza che scadrà il 31 marzo. Che dire? Messa così, la notizia parrebbe pure una buona notizia, ma la verità è che si tratta di un libera tutti fittizio, fake. Perché nello stesso contesto in cui il nostro Presidente del Consiglio annuncia che lo stato di emergenza non verrà rinnovato, afferma pure che “gradualmente” verrà rimosso l’obbligo di utilizzo del green pass rafforzato sui luoghi di lavoro.

Da questa dichiarazione emergono due considerazioni, che io reputo inquietanti. La prima riguarda la non contestualità tra la fine dello stato di emergenza e la fine del green pass. Infatti, se il green pass è correlato allo stato di emergenza, avendo finalità sanitarie (cioè di contenimento dei contagi), perché non farne decadere l’uso con la fine dello stato di emergenza? Negli altri paesi hanno rimosso il passaporto vaccinale contestualmente con la fine del loro stato di emergenza, e alcuni addirittura prima della dichiarazione formale della cessazione dell’emergenza sanitaria. Noi no. Noi invece proseguiremo con le restrizioni e le limitazioni delle libertà costituzionali, nonostante la cessazione dello stato di emergenza. Il che fa pensare che la volontà sia quello di tenersi stretto un formidabile strumento di controllo sociale e di “staccarlo” proprio dall’emergenza pandemica.

La seconda considerazione – comunque legata alla prima – riguarda le precise parole dette dal Presidente del Consiglio: «metteremo gradualmente fine all’obbligo di utilizzo del certificato verde rafforzato». Che significa questo? Che il green pass da vaccino verrà dismesso nei luoghi di lavoro, ma non verrà abrogato? Una cosa è abrogare e l’altra è porre fine all’obbligo di utilizzo. E che dire poi del green pass semplice (quello da tampone)? Questo invece rimarrà? Sono domande che sembrano confermare (ma spero di venir smentito) la volontà di non archiviare del tutto lo strumento e di tenerlo al caldo per nuovi e più creativi utilizzi (o forse per costringere le persone a farsi la quarta dose). Senza contare che, nella frase qui su riportata, si dice anche che l’utilizzo del green pass verrà dismesso gradualmente. Dunque con comodo e senza nessuna road map che fissi date e scadenze certe. E qui, chiaramente, torniamo alla prima considerazione.

Insomma, il freedom day italiano più che un freedom day, sembra un pesce d’aprile anticipato di un giorno. Anche perché con la cessazione dello stato di emergenza non cessano del tutto le altre limitazioni. Si pensi all’obbligo della mascherina al chiuso, comprese le mascherine nelle scuole. Parlare di tana libera tutti mi pare francamente esagerato. Ma è la sostanziale prosecuzione dell’utilizzo del green pass l’aspetto che davvero preoccupa per le sue gravi implicazioni sociali e costituzionali. Così come preoccupa questo insistere con l’obbligo vaccinale per gli over 50 (a proposito, oggi verrà votata la fiducia sul decreto) e per alcune categorie professionali. Il freedom day italico non riguarda, infatti, gli obblighi vaccinali, che proseguiranno quanto meno fino al 15 giugno.

Il che conferma che non bisogna abbassare la guardia. Il green pass e gli obblighi vaccinali devono essere rimossi il prima possibile e non devono mai più essere utilizzati, soprattutto per costringere le persone a inocularsi un vaccino dall’efficacia dubbia. Non sono giustificati durante il vigente stato di emergenza sanitaria, e ancor meno potranno esserlo una volta che questo stato emergenziale cesserà.

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