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A quanto ho potuto apprendere, la nuova maggioranza giallorossa ha suscitato grandi entusiasmi. Nel popolo? Macché, nelle élite di mezzo mondo. Quelle, per chiarirci, che tifano per una nazione – la nostra – prostrata al grande capitale finanziario e alle potenze straniere. Quelle che non vogliono un paese sovrano, ma vogliono un paese sottomesso che frustri la propria democrazia in nome del vincolo esterno.
Così, mentre Boris Johnson chiede alla Regina di sospendere le attività del Parlamento inglese per impedire nuovi rinvii della brexit (e dunque nuove attività defatigatorie dei remainer), e la Regina, senza obiezione alcuna, autorizza questa sospensione, dimostrando ancora una volta che gli inglesi sono – almeno sul rispetto dei responsi elettorali e referendari – un passo avanti a noi, soprattutto quando si tocca la loro piena sovranità, noi consideriamo “democrazia” i giochi di palazzo, nonostante sia ormai chiaro che: a) il popolo italiano non li gradisce; b) i recenti responsi elettorali hanno dato una chiara indicazione sulla scarsa rappresentatività di questo Parlamento nel paese reale.
Il risultato è che queste “operazioni” hanno un grande successo davanti a chi è abituato a disattendere i responsi democratici quando non sono graditi alle élite, ma vengono percepiti come iniqui davanti al popolo. Che non viene rispettato nelle sue prerogative costituzionali, e cioè in quanto popolo sovrano. Perché, per quanto si possa affermare che la nostra sia una Repubblica parlamentare (un leit motiv alquanto logoro) e che le maggioranze si formano in Parlamento, la politica non può ignorare il paese reale e formare maggioranze che non hanno una benché minima corrispondenza con la realtà sociale e politica. Anzi, dovrebbe essere la stessa classe politica a rimettersi in gioco quando il popolo dà chiare e inequivocabili indicazioni diverse (qui).
Il nostro problema, in quanto popolo e nazione, è che queste discutibili operazioni che vuotano la nostra democrazia della sua sostanzialità, aggrappandosi ai meri formalismi della carta, mortificano la progettualità e il nostro futuro, per servirla su un piatto d’argento al cospetto delle potenze straniere. Del resto, che significato potrebbe avere la soddisfazione di Bruxelles, dei capi di stato stranieri e di certi ministri stranieri, sul fatto che cada il Governo gialloverde e ne nasca uno giallorosso? Perché dovrebbero, costoro, spingersi a esprimere soddisfazione per la caduta del governo italiano precedente e la nascita di uno nuovo, se non perché il primo era loro (parzialmente) ostile ai loro interessi?
La verità è che gli appetiti stranieri sul nostro paese sono parecchi. E l’obiettivo è accaparrarseli, come fosse un’asta nella quale vince il miglior offerente. Sanità, telecomunicazioni, tecnologie, energia. Conserviamo ancora molti gioielli, eredità dell’IRI e dei grandi investimenti pubblici fatti nei decenni passati. Su questi, i nostri competitor (altro non sono, Germania e Francia, ma anche Cina e USA) non vedono l’ora di metterci le mani sopra, dopo la grande abbuffata delle privatizzazioni degli anni ’90. Ma perché ciò accada, è necessario che il nostro paese non abbia le difese immunitarie per proteggersi.
Ecco il giubilo per la nuova maggioranza, non considerata ostile da Bruxelles (anzi!), né certo dalla Germania o dalla Francia. Non considerata tale nemmeno dalla Cina e certo non dall’alta finanza globale. Insomma, non ritenuta ostile dalle élite e dalle potenze straniere con forti appetiti sul nostro paese, ma guarda caso percepita come tale dalla maggioranza del popolo italiano, che prima nelle elezioni del 2018, poi nelle successive elezioni regionali, e non per ultime nelle elezioni europee, ha espresso chiaramente che questo paese vuole un cambio repentino nella politica interna ed estera, nella direzione di una maggiore tutela dell’interesse nazionale, di forte opposizione alla UE e di pieno ripristino della sovranità nazionale.