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L’idea che il green pass diventi uno strumento “quotidiano” fa paura, eppure la narrazione sembra spingere in questa direzione (qui). Del resto, tutto è iniziato con il green pass che permette di tornare a essere liberi. Ma quando mai uno strumento che limita la circolazione delle persone, sulla base di ciò che decide un governo, può essere considerato strumento di libertà? Peggio, oggi, che senza il famigerato green pass da vaccino (che tradisce un obbligo surrettizio), non è possibile fare quasi nulla.
Il green pass non è uno strumento di libertà e non è nemmeno uno strumento costituzionalmente accettabile. E’ uno strumento che limita la libertà delle persone e discrimina le persone in base a uno status, il quale a sua volta è concesso sulla base dei “desiderata” governativi. Oggi è il vaccino, domani potrebbe essere qualsiasi altra ragione (es. il pagamento delle tasse o la fedeltà al sistema). Non esiste un limite oggettivo oltre il quale il green pass non può essere utilizzato.
Ecco perché ai pass governativi, di qualunque natura essi siano, non bisogna mai abituarsi. Ed ecco perché è necessario sempre opporsi e fare in modo che l’orientamento politico che li sostiene diventi minoranza e poi si dissolva. Non è accettabile pensare di vivere, utilizzando uno strumento oggettivamente repressivo e discriminatorio. Non è solo una questione di Costituzione, ma è anche una questione di libertà fondamentali innate nella persona umana. Non siamo animali in una riserva. Siamo uomini, e come tali, abbiamo il diritto di vivere liberamente e di socializzare liberamente, senza che nessun decisore ci dica chi possiamo incontrare e cosa possiamo fare.
Il green pass non deve mai diventare un’abitudine. Al massimo, può essere considerato l’eccezione (temporanea) che conferma la regola: qualsiasi forma di autorizzazione a vivere è una misura indegna di un paese civile, che deve essere rigettata senza se e senza ma.