Il mantra delle tasse che finanziano la spesa pubblica

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I neoliberisti si divertono un mondo a instillare nella gente l’idea che le tasse servano a finanziare la spesa. Ha un suo perché, naturalmente. Tipo: se le tasse servono a finanziare la spesa, significa che io posso pagare meno tasse se rinuncio a quella spesa. Dunque, esiste una ragione motivazionale: indurre i cittadini a rinunciare alla spesa pubblica pur di pagare meno tasse possibile, perché le risorse sono comunque sempre limitate.

Il rovescio della medaglia di questo ragionamento indotto è chiaro: meno spesa pubblica, meno equità sociale, più darwinismo sociale, più profitti e più diseguaglianze. Ognuno per sé. Se sei ricco, bene; se sei povero, sei uno sfigato e per te l’ascensore sociale non funziona, perché manca l’energia per farlo funzionare: la spesa pubblica.

Le tasse per coprire la spesa pubblica comunque sono un must neoliberista che nega la verità più semplice: che nessuna tassa potrà mai coprire l’intero fabbisogno della spesa pubblica, salvo colpire tutti indistintamente e senza proporzionalità e progressività. Ma anche così, comunque il budget dello Stato sarebbe limitato e tutto verrebbe lasciato in mano al privato: istruzione e sanità, ma anche molti altri servizi essenziali.

Ed è questo l’obiettivo finale del mantra ossessivo neoliberista del -spesa-meno tasse di cui parlavo all’inizio.

Dunque? Dunque la verità è un’altra, ed è una verità non detta. Le tasse hanno invero diverse funzioni: a) imporre l’uso di una moneta nell’economia; b) creare redistribuzione ed equità; c) responsabilizzare il cittadino, rendendolo partecipe alla vita pubblica, anche con un contributo economico; d) tenere sotto controllo l’inflazione. Le tasse dunque, in un paese normale, avrebbero solo ed esclusivamente queste funzioni, e non certo quella di essere la fonte di finanziamento della spesa nei termini che senza le dovute coperture (garantita dalle tasse) quella spesa non s’ha da fare. 

Ma la propaganda neoliberista scorre forte nel sangue di molti italiani, ben indottrinati a essere le felici e soddisfatte vittime sacrificali di un progetto che mira semplicemente a impoverirli e a sottrar loro la democrazia. Ed ecco che non è difficile sentirli affermare che le tasse servono per coprire la spesa pubblica, e che di conseguenza è giusto privatizzare ed è altrettanto giusto che lo Stato risparmi perché non deve spendere i soldi dei cittadini (-spesa-meno tasse!). Affermazioni il cui risvolto pratico è esattamente quello che costoro vorrebbero esorcizzare: l’impoverimento. Uno Stato che redistribuisce meno di quanto incassa (in tasse), impoverisce l’economia, impoverisce i redditi, non si attiva per eliminare le diseguaglianze e dunque fa un grosso, grossissimo favore solo a chi è già ricco di suo, che da una parte paga meno o nulla di quanto dovrebbe e dall’altra per arricchirsi ancora di più ha a disposizione masse di poveri da sfruttare, di cui lo Stato se ne disinteressa, inseguendo il mantra delle tasse che devono coprire il fabbisogno di spesa pubblica.

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