Il risveglio delle coscienze davanti all’emergenza sociale ed economica

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L’emergenza sanitaria sta facendo passare in secondo piano le altre “belle” ricette – notoriamente invise al popolo italiano – che ci sta cucinando l’attuale legislatura. In particolare mi riferisco allo ius soli e il DDL omofobia, i cui rispettivi DDL stanno andando avanti nei lavori parlamentari. E a cui si aggiunge il MES. Che probabilmente – salvo imprevisti – dovrebbe venir firmato ad aprile, con tutto ciò che ne conseguirebbe per la nostra sovranità.

Insomma, siamo alle solite: della volontà del popolo italiano se ne fa carta straccia, anche perché in una normale e sana democrazia parlamentare, questa legislatura sarebbe già stata archiviata da un pezzo, non essendo più rappresentativa della maggioranza del paese, dei sentimenti e degli orientamenti politici della popolazione, variamente espressi nelle recenti amministrative regionali.

Niente sorprese dunque. E se a qualcuno ha dei dubbi sul perché si mandino avanti leggi e trattati che non trovano alcun consenso nel paese reale, facendosi forza sulla intangibilità dei formalismi democratici, dovrebbe riflettere meglio su quali siano stati – da sempre! – i reconditi obiettivi della cosiddetta “antipolitica” e del “vaffanculismo”. Perché la chiave per interpretare il degrado della nostra democrazia (nei termini di un palese quanto insanabile scollamento tra paese reale e paese formale), sta proprio negli slogan “onestisti” e nelle conseguenze “riforme” tafazziane che l’hanno indebolita (leggi qui, qui e anche qui).

Naturalmente, in questo quadro deprimente, gioca un ruolo fondamentale l’ideologia europeista-globalista-neoliberista con la sua stabilità dei prezzi, i suoi vincoli, il suo mercantilismo e la sua visione malthusiana ed elitista della società.

La verità è che l’indebolimento della democrazia costituzionale, la sottile repressione della libertà di opinione (con la reductio a hitlerum di qualsiasi opinione non conforme alla narrazione globalista), lo spostamento della lotta di classe dai diritti sociali ai diritti cosmetici (come tali funzionali alla demolizione dei primi), la sistematica destrutturazione della famiglia e dell’identità nazionale in nome di un posticcio quanto inesistente europeismo, e infine il rafforzamento del vincolo economico-finanziario esterno che neutralizza i processi democratici a livello meta-politico, sono le ragioni per le quali oggi è possibile imporre leggi, norme e trattati in sfregio alla volontà popolare, che – come tale – è ormai diventata un’espressione retorica, senza alcuna valenza sostanziale.

L’emergenza sanitaria odierna dovrebbe – almeno sulla carta – contribuire a risvegliare molte coscienze addormentate su questa drammatica verità. Eppure, la mia idea è che invece molti italiani ancora non arrivino a comprendere che non si esce dall’altra emergenza, quella sociale, economica e politica – che dura ormai da un trentennio – dando fiducia a quel fronte politico e mediatico che, in tutti questi anni, ci ha narrato la favola di quanto sia bella la tecnocrazia europea, di quanto bisognava restare umani con il resto del mondo, mentre la disoccupazione nostrana dilagava, la povertà avanzava e il processo di deindustrializzazione diventava un umiliante shopping straniero degli assets industriali del paese. E non per ultimo (perché ultimo non è), di quanto sia bella la democrazia e valoroso l’antifascismo mentre si consegnavano ampi pezzi di sovranità nazionale (economica, monetaria e politica) a strutture democraticamente delegittimate e al mercato dei capitali finanziari.

Dall’emergenza sociale ed economica si esce in altro modo: prendendo piena coscienza che questo paese non potrà risollevarsi se non spezzando e spazzando via la narrativa europeista-globalista, le sue leggi e i suoi trattati. Ma perché ciò accada, gli italiani devono ridestarsi completamente, scrostando dalle loro menti l’autorazzismo e i sensi di colpa che la propaganda ha instillato nella loro coscienza politica, annichilendola. L’emergenza sociale ed economica, nella sua terribile drammaticità, è lì da trent’anni che mostra loro la via. Se solo sapessero leggerla e comprenderla, negando le proprie orecchie alle turpi e ingannevoli trombe neoliberiste…

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