La BCE fa la banca centrale e manda un (brutto) segnale ai tedeschi

—   Lettura in 3 min.

E’ incredibile, ma oggi la BCE rinnova e potenzia il PEPP, cioè il quantitative easing pandemico. E lo fa a un mese dalla sentenza dei giudici costituzionali tedeschi che hanno rilevato l’illegalità del QE, ritenendolo non compatibile con i trattati europei e, di conseguenza, violativo della costituzione tedesca.

Insomma, la BCE della Lagarde manda un chiaro segnale ai tedeschi. La BCE farà tutto ciò che è necessario per sostenere gli Stati dell’eurozona. Anche se trattasi di monetizzare il loro debito pubblico tramite QE.

Il cerino passa ora di nuovo in mano ai tedeschi, dopo che, con la sentenza di Karlsruhe, era passato alla BCE. Perché, se è vero che i tedeschi avevano dato tempo tre mesi alla BCE per “giustificare” gli allentamenti quantitativi, è altrettanto vero che con l’estensione del PEPP avvenuta oggi, di fatto la BCE ha risposto. Soprattutto ha chiarito in modo definitivo che: a) la BCE è una banca centrale indipendente; b) l’unico organo deputato a dare interpretazione ai trattati (e dunque se questi siano stati violati) è la Corte di Giustizia Europea.

E’ chiaro che siamo davanti a una guerra, nemmeno tanto velata, tra due modelli di Europa: uno “francese” e l’altro “tedesco”. Il covid ha fatto emergere la frattura che, per varie ragioni, in tutti questi anni era stata ben nascosta in un’alleanza forzata che vedeva l’Italia come la vittima sacrificale. Oggi però quella frattura è giocoforza venuta a galla: la crisi determinata dalla pandemia – che i tedeschi stanno affrontando alla grande, mettendo sul piatto della loro economia ben 1400 miliardi di euro (tra sgravi, liquidità e taglio tasse) – ha colpito in modo simmetrico tutti i paesi europei, in particolar modo l’Italia e la Francia. Però, se il nostro paese, come sempre, non è stato capace di reagire adeguatamente (e ben volentieri accederebbe tutt’oggi alle soluzioni farlocche e perniciose proposte dalla Commissione e dall’eurogruppo, quali MES, BEI, SURE e Recovery Fund), i francesi hanno capito benissimo che l’unica strada per uscire dal pantano è monetizzare il debito, e cioè far intervenire la Banca Centrale Europea negli stessi termini in cui sono intervenute le banche centrali di mezzo mondo, comprese la FED, BoJ e BoE.

Questa diversità di visione ha generato la contrapposizione di cui si è detto. E oggi siamo probabilmente al redde rationem. Cosa accadrà da adesso in poi, è difficile dirlo. C’è chi parla della nascita di due monete europee: una del sud (o euro-sud) e una del nord (o euro-nord). La prima – quella “francese” – retta da una banca centrale che monetizza all’occorrenza il debito degli Stati membri; l’altra – quella tedesca – retta da una banca centrale che non acquista i bund degli Stati che vi aderiranno, e che dunque seguirà le strette regole tedesche.

E l’Italia con chi andrà? Beh, è facile intuire che per le strette connessioni finanziarie con la Francia, il nostro paese non potrà che aderire all’euro-sud. Ma state certi che ci sarà chi – caso mai questa ipotesi dovesse avverarsi – chiederà di aderire all’euro-nord; eventualità questa del tutto irrealizzabile, perché è evidente che una delle tante ragioni per le quali i tedeschi stanno “terminando” la moneta unica, è proprio a causa del nostro paese: per il nostro debito pubblico e per la nostra resistenza economica.

Chiaramente, trattasi pur sempre di ipotesi. E’ altrettanto vero che non è da escludere che, alla fine, i tedeschi ingoino il rospo per “amore” dell’euro e chiedano che l’Italia – ancora una volta – si sacrifichi per tutti, domandando il MES e sottoponendosi alla troika. Una bella ristrutturazione del debito, tagli alla spesa pubblica e una grande fase di privatizzazioni potrebbero convincere anche i falchi più intransigenti. Ma anche questa è comunque un’ipotesi che potrebbe vedere i francesi in disaccordo. Certo è che in Italia c’è chi, invece, sarebbe perfettamente d’accordo con questa prospettiva nefasta. Purtroppo.

Iscriviti sul mio canale Telegram @ilpetulante per rimanere aggiornato sui nuovi articoli