La filosofia del Recovery Fund è che non esistono “pasti gratis”

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Ormai è chiaro, anzi chiarissimo, il Recovery Fund (d’ora in poi, RF) si disvela per quello che è: uno strumento per togliere ulteriore sovranità agli Stati nazionali. Un meccanismo che serve semplicemente per creare ulteriore dipendenza dalla UE (e dai mercati). Un sistema il cui scopo è trasmettere un concetto semplicissimo, ma efficace: non esistono pasti gratis. I pasti si pagano sempre. E se non hai i soldi per pagarli, ti vendi i gioielli di famiglia, la casa e persino gli abiti che indossi (troika).

La verità è che la pandemia semplicemente è stato la migliore delle occasioni per rimodulare (sempre a favore delle élite capitalistiche) il dominio dei mercati finanziari sugli Stati nazionali, usando – paradossalmente – gli argomenti propri del sovranismo economico, pur tenendosi a debita distanza dalla sua sostanza. Sicché, nel linguaggio UE è entrato il concetto di “fondo perduto” per finanziare gli Stati membri in difficoltà economica, che però fondo perduto non è, perché nella UE non esiste proprio il concetto di “soldi gratis”. Al netto del linguaggio paludoso e della stucchevole retorica, i trattati UE lo ribadiscono quasi continuamente (nel mio volume “La sovranità ceduta” lo spiego e lo rispiego), e il RF non fa altro che confermalo. In primo luogo, prevedendo che una buona parte dei soldi erogati siano prestiti (e dunque non certo a fondo perduto, ma somme da restituire), e in secondo luogo, prevedendo che la parte cosiddetta a fondo perduto debba essere finanziata proprio dagli Stati membri attraverso nuove tasse (che vanno a incrementare il bilancio UE).

Dunque, come vedete: non esistono pasti gratis nella UE. E mai esisteranno, perché la UE non è nata con intenti realmente solidali e di sviluppo equilibrato del continente europeo, ma è nata per ragioni opposte: è nata per rafforzare l’ordine internazionale dei mercati.

E’ semmai il concetto di scarsità delle risorse che domina la filosofia economica UE. Il monetarismo che trasuda dai trattati europei è basato proprio su questo concetto: le risorse (monetarie) sono scarse, sicché la tovaglia è troppo corta per coprire ogni angolo del tavolo. Bisogna scegliere perciò quale angolo deve essere coperto. E guarda caso, quello che deve sempre rimanere coperto è quello del capitale. Sicché perché questo rimanga coperto, deve essere lasciato scoperto quello delle prestazioni sociali, dell’intervento dello Stato in economia per garantire l’uguaglianza sostanziale, quello della democrazia e dell’interesse generale a discapito di quello particolare (dei rentiers).

La pandemia da Coronavirus, così come il seguente RF (e il MES pandemico), semplicemente sono eventi e strumenti che ribadiscono questo concetto (la scarsità di risorse), seppure in modo meno smaccato del patto di stabilità (oggi sospeso, ma non certo abrogato… anzi!). Per dirla meglio: il MES pandemico non abroga certo le pesanti condizionalità previste dal trattato MES, qualunque siano le dichiarazioni fatte per rassicurare che non è così (che certo non modificano i trattati), dunque la troika è e sarà sempre possibile. E per quanto riguarda il RF, più o meno, siamo lì: è anch’esso un meccanismo il cui scopo è imporre politiche economiche eterodirette che non rispondano al vaglio dell’elettore, perché chiaramente intente a perseguire interessi che non sono gli interessi della nazione. Il recovery plan, non a caso, richiede una serie di interventi strutturali e riforme che non sono molto lontane da quelle richieste per accedere ai fondi MES, tra cui vi sono riforme del fisco e del mercato del lavoro. E del resto, se si leggono gli atti, è facile apprendere questa verità (qui, qui e, soprattutto, qui).

Insomma, la scarsità di risorse è la chiave per interpretare quest’epoca storica, indubbiamente oscura e decadente, perché dominata da una élite che per garantirsi benessere e potere, è disposta a rimettere in discussione tutto, compresa la democrazia. Si prenda come ultimo esempio del concetto di scarsità di risorse (la più colossale delle fake news), la bozza di piano pandemico 2021-2023. Si legge in questa bozza un’affermazione inquietante:

… In un contesto di risorse scarse in sanità quale quello che grava sui sistemi sanitari di tutto il mondo, pur con accentuazioni diverse nei diversi Paesi, considerata la particolare scarsità creata dall’impatto sul SSN della pandemia attuale, severa e inattesa, medici e operatori sanitari potrebbero trovarsi a dover prendere decisioni cliniche eticamente impegnative…

Ogni commento è superfluo: dice tutto la bozza (qui il resto dell’articolo ANSA dal quale è stato tratto il brano citato); bozza che peraltro prevede la possibilità che possa essere applicato il distanziamento sociale anche per una eventuale pandemia da influenza (sic!).

A suo tempo, affrontai la questione del rapporto tra scarsità di risorse e sanità (qui), ma allora non immaginavo l’accelerazione che sarebbe stata impressa al progetto di usare il concetto di scarsità per restringere e limitare il concetto di universalità del diritto alla salute (e delle cure). La pandemia sembra quasi capitata a fagiolo (e in effetti, anche questo scrissi).

Insomma, in qualsiasi modo la mettiamo, il Recovery Fund, il MES, il SURE e qualsiasi altro strumento eurista non sono la soluzione, perché sono parte del problema: l’ordine internazionale dei mercati.

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