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In Europa sono soddisfatti: la Grecia è uscita dalla crisi; è tornato un paese normale. Peccato che tanto normale non è, vista la situazione drammatica in cui versa la popolazione greca. Un paese sull’orlo del collasso, che pure ha dovuto pagare (oltre il danno, la beffa) 1,34 miliardi di interessi agli investitori tedeschi sui prestiti erogati per “salvarla”.
L’Huffington Post riporta i dati terribili della Grecia, che dimostrano inequivocabilmente come le politiche di austerità siano politiche suicide e altamente perniciose per l’economia e la società, tanto da avere indotto la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović, a denunciare come le misure di austerità attuate dal governo greco su ”richiesta” della Troika abbiano integrato una violazione dei diritti umani.
E che si tratti di violazione dei diritti umani, c’è poco da discutere. I numeri del disastro sono impietosi. Nel giro di pochi anni i senzatetto sono aumentati poco meno del 200%, passando da 11 mila a 40 mila. I reati sono aumentati e in particolari quelli connessi alla povertà come il furto di energia elettrica (suggerendo dunque che in Grecia c’è moltissima gente che non può permettersi di pagarla). Il sistema sanitario e quello dell’istruzione sono sotto finanziati e sono aumentate le malattie psichiche (depressione, stress, insicurezza). Particolarmente allarmante è il numero dei suicidi: questi sono aumentati del 40% nel giro di 5 anni. Naturalmente c’è un crollo della natalità ed è aumentato il tasso di mortalità. Tra le persone tossicodipendenti sono aumentati i casi di HIV.
Una guerra convenzionale non avrebbe potuto fare maggiori vittime. Ma per gli eurocrati, la Grecia è (finalmente) un paese normale, libero dalla schiavitù del debito (ne siamo sicuri?) e della spesa pubblica perniciosa che garantisce quei diritti sociali tanto detestati dalle élite ordoliberiste euriste; diritti che finalmente in Grecia sono stati se non cancellati, fortemente ridimensionati. Il costo? Il nostro senso di umanità e di solidarietà.