La scarsità monetaria ai tempi del coronavirus

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Il coronavirus sta facendo emergere con sempre più evidenza l’obiettivo ultimo del dogma neoliberista. In particolare, offre al mondo la sua vera e indiscutibile natura, e cioè quella di un sistema preordinato esclusivamente a garantire il dominio del “mercato” (intendendosi questo come il capitalismo finanziario) sui popoli e le istituzioni democratiche. Un sistema imperniato sul concetto di “scarsità monetaria”, e cioè sull’idea che la moneta, essendo artificiosamente definita “merce”, sia naturalmente scarsa. Sicché, i popoli, in un tale sistema, per garantirsi un meccanismo pubblico di assistenza sanitaria, previdenziale e di istruzione (il cosiddetto welfare), devono scegliere se pagare più tasse per ottenerli ovvero pagarne di meno e rinunciarvi, non potendo lo Stato provvedervi in deficit, e cioè senza preventivare le debite coperture (vincoli di bilancio).

L’idea della moneta scarsa – congegnata attraverso il pareggio di bilancio e la banca centrale indipendente – rispecchia dunque un meccanismo subdolo, il cui scopo è essenzialmente quello di neutralizzare le democrazie sociali, ripristinare le forti diseguaglianze ottocentesche e traghettare il welfare dal piano pubblico (considerato “troppo costoso” in regime di pareggio di bilancio) a quello privato, creando così potenziali (e formidabili) margini di profitto per il grande capitale. Del resto, chi è che non sarebbe disposto a spendere per curarsi? Chi è che non sarebbe disposto a spendere per avere una pensione dignitosa? Il fatto è che quando questo genere di servizi passano in mano privata, la spesa pro-capite inizia a lievitare e i risparmi a diminuire, tanto che le fasce più deboli della popolazione iniziano a non potersi più permettere quel genere di servizi (o almeno non tutti insieme e non tutti della stessa qualità), rinunciandovi in tutto o in parte, perché per loro diventa una scelta tra il mangiare e il curarsi, tra il curarsi e l’istruirsi, tra l’istruirsi e avere una pensione.

Il coronavirus ha fatto emergere questo disegno in tutto il suo inquietante splendore. E bisogna essere particolarmente ciechi o digiuni di macroeconomia per non vederne i contorni negli attuali tentativi di risolvere l’incombente crisi economica con l’utilizzo di quegli strumenti (MES et similia) che prevedono pregnanti condizionalità che vanno a incidere in modo invasivo sulla sovranità degli Stati interessati, impattando con devastante efficienza sui loro processi democratici e sulle loro economie. Ma del resto, è proprio questo l’obiettivo ultimo del neoliberismo (eurocratico): neutralizzare le democrazie costituzionali.

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