L’Italia ostaggio di un’ideologia che vede un’Europa che non esiste

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Nonostante tutto, nonostante l’euro e l’Europa, il nostro paese, in questi venti anni, è riuscito a tenere. Nonostante i tentativi di smantellamento dell’industria italica per via vincolo esterno, le perniciose ideologie globaliste e una completa assenza del senso di patria e di interesse nazionale, il nostro bistrattato paese è riuscito a respingere con sufficiente dignità gli assalti “coloniali”.

Certo, questo non significa che non abbia subito contraccolpi importanti e devastanti. Il nostro è il paese che più di altri nell’euro e nelle assurde regole che lo disciplinano ha sofferto e continua a soffrire. E’ un paese ostaggio di un’ideologia perniciosa che ormai permea ogni livello e ogni ambito del nostro paese: la troviamo nelle istituzioni, la troviamo nei media mainstream. La troviamo persino nell’educazione dei nostri figli.

A ogni piè sospinto, ci raccontano di quanto sia bella l’Europa, di quanto bene abbia fatto al nostro paese, di quanto sia brutta la sovranità nazionale e di quanto sia stata “sprecona” l’Italia prima dell’euro.

Fumo negli occhi per alimentare l’ideologia eur(ope)ista. Prima che l’Italia si imbarcasse nell’Europa di Maastricht, era un paese che cresceva, dove il lavoro era al centro delle politiche nazionali come Costituzione prevede, dove le persone potevano progettare il proprio futuro e quello dei loro figli. Era un paese dove esisteva la ricerca tecnologica e scientifica, dove si produceva di tutto: dalle fette biscottate alle TV; dalle automobili ai computer. E non erano certo prodotti di scarsa qualità: ma beni apprezzati e invidiati in tutto il mondo.

L’Italia era un paese dove il sistema bancario faceva il proprio lavoro: finanziava l’economia reale, e non esistevano spread o altre alchimie finanziarie per tenere a cuccia un paese che oggi versa una parte consistente del proprio PIL a una sovrastruttura il cui scopo è tenere a freno l’economia e l’inventiva del nostro paese per far crescere e arricchire i paesi del nord Europa, maggiormente sensibili alle istanze del grande capitale globalizzato.

La verità è che questa Europa non è nata per creare solidarietà e pace fra le nazioni europee, in uno spirito di collaborazione e progresso comune. E’ nata per l’esatto contrario: per alimentare il conflitto fra le nazioni del continente europeo; un conflitto il cui scopo è avvantaggiare il grande capitale sul lavoro e la produttività, la rendita sul risparmio, la ricchezza elitaria sulla ricchezza diffusa.

Ma se negli altri paesi, queste verità sono discusse pacificamente e non vengono nascoste, nel nostro paese rivendicare la sovranità nazionale e il rispetto della Costituzione democratica diventano sovranismo e populismo che devono essere denunciati come pericolosi fascismi.

Non sembra un paradosso? L’art. 1 della Costituzione che più delle altre si richiama all’antifascismo, tacciato di fascismo… Questa accusa dà la cifra di quanto siamo immersi in un sistema che solo a parole difende la libertà e la democrazia, mentre nei fatti è disposto a calpestarle in nome dei mercati, gli unici legittimati a governare il nostro paese, nel mentre soffocato da un fiume di stucchevole retorica sulle virtù (inesistenti) di questo sistema.

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