MES 2.0. Il Parlamento partorisce il topolino e rimanda l’inevitabile

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Tutto è rinviato all’anno prossimo in una logica di “pacchetto” (il riferimento è all’Unione Bancaria, che per ora però è ancora a livello di “caro amico ti scrivo”). Questo è in sostanza il senso della risoluzione della maggioranza, la quale, francamente, al di là della prevedibile retorica che cerca di tenere uniti i pezzi di un Governo ormai sulla via del tramonto, semplicemente mira a rimandare l’inevitabile: l’approvazione del MES 2.0. Che verrà approvato o da questa maggioranza o da quella prossima ventura. Basterà solo trovare la scusa buona per mettere gli italiani davanti all’inevitabile. Tutto visto e previsto, del resto: Fiscal Compact, bail-in e MES 1.0 insegnano.

La verità, dunque, è che il treno in corsa non si cambia. O meglio, ci vorrebbe qualcuno che sbattesse in faccia all’Europa franco-tedesca i nostri principi costituzionali e dicesse: “Carissimi, il vostro MES è contro i nostri interessi ed è violativo della nostra Costituzione. Non possiamo accettare di pagare qualcosa che non potremo utilizzare e che se anche utilizzassimo, distruggerebbe ciò che ancora rimane del nostro welfare e della nostra sovranità, tutelati dalla Carta!”.

Ci vorrebbe qualcuno che, in altre parole, avendone il potere e avendo la giusta visibilità mediatica, dicesse che l’Europa è un costrutto disfunzionale e che l’Italia dovrebbe uscirne per salvare la propria indipendenza e la propria sovranità. Ma nessuno, allo stato, esiste in questo paese, da decenni imprigionato nell’europeismo acritico, che considera la UE più che una visione politica, una religione e un tabù sul quale non può né deve esserci dibattito.

Dunque, se non quest’anno, si arriverà al MES 2.0 l’anno prossimo. Non vi è possibilità alcuna che nel nostro paese cambi registro, in parte perché i poteri forti transnazionali sono davvero forti in questo paese (e dominano incontrastati la politica e i media mainstream), e in parte perché esiste una sub-cultura neoliberista che permea tutte le forze politiche del nostro paese, che impedisce loro di comprendere che per uscire dal pantano non è sufficiente riaffermare genericamente la sovranità, ma è necessario riaffermarla in un certo modo: recuperando l’identità socialista-keynesiana della nostra Carta. Finalità che le attuali forze politiche si guardano bene dal perseguire, tanto sono incrostate di neoliberismo ideologico che alimenta l’eurocrazia e che le “costringe” a guardare alla Costituzione economica come l’ostacolo che separa il nostro paese dalla realizzazione di quello che molto tempo fa ho chiamato il “liberismo reale”.

Senza il rischio di sbagliare, oggi si può tranquillamente dire che gli italiani se certo non hanno alleati e difensori fuori dai confini (o almeno di quelli che dovrebbero essere i nostri confini), ancor meno ne hanno dentro i confini: e i giochini di prestigio mediatico sul MES 2.0 lo dimostra. La (seppur legittima) propaganda elettorale di alcune forze politiche peraltro è una cosa, ma il patriottismo costituzionale è altro, e se la prima abbonda, il secondo scarseggia o addirittura è inesistente.

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