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Ammetto di esserci “cascato” anche io. Pensavo, seppure con qualche perplessità, che la nomina di Paolo Savona al ruolo di ministro per gli affari europei, dopo il tentativo fallito di insediarlo al MEF, sarebbe stato il grimaldello che avrebbe scardinato questa Unione Europea. E pensavo che la Lega che lo aveva proposto, sapesse quel che stava facendo. Ma la realtà è stata un’altra: talmente eravamo (e siamo) affamati di libertà, di desiderio profondo di sovranità, di quelle lire che forse, seppure un po’ svalutate e denigrate, hanno permesso a intere generazioni di costruirsi un futuro, che ci siamo lasciati illudere che sarebbe bastato un ministro moderatamente critico nei confronti dell’attuale unione monetaria, per cambiare tutto. O comunque iniziare un cambiamento epocale.
Non è stato così. Ci siamo solo illusi, o comunque (forse) abbiamo avuto troppa fretta nel sognare una “vittoria” che non è arrivata, e che non arriverà tanto presto. Ma è altresì vero che arriverà, se non oggi, se non domani, dopodomani. E’ fondamentale crederci, ma è altrettanto necessario che perché ciò accada, si inizi a cambiare prospettiva e approccio, liberandoci dall’idea che si possa estirpare la gramigna eurocratica con i proclami, o peggio avendo un atteggiamento cedevole e tollerante nei confronti di quegli apparati euristi così intrecciati con gli interessi franco-tedeschi (abilmente contrabbandati per interessi europei) da far apparire i nostri interessi sempre coincidenti con essi. Cosa però affatto vera.
Finché non si capirà che gli interessi italiani non sono coincidenti con gli interessi dei tedeschi e dei francesi (e costoro lo hanno dimostrato con il trattato di Aquisgrana), finché non si capirà che non esiste alcun sentimento europeista o solidarietà europea, non si sfuggirà alla ruota dei criceti in cui ci hanno scaraventato. Ma per farlo è necessario che in questa maggioranza, chi crede realmente nel riscatto sovranista, inizi seriamente e sostanzialmente a opporsi ai tentativi di irrigidire il sistema e blindare la fedeltà eurocratica; processo questo tutt’ora in atto. Sul punto, del resto, non sfugge ai più svegli il fatto che questo Governo (o almeno una sua parte) si stia dimostrando per quello che non avrebbe dovuto essere: un Governo altroeuropeista.
A parte Savona alla Consob, gli indicatori di questa tremenda verità sono incontrovertibili e sono piuttosto inquietanti. Stando per esempio alle ultime notizie, il Governo aprirebbe a Weidmann (attuale presidente di Bundesbank) come successore di Draghi alla BCE. Cioè al falco dei falchi; il più ordoliberista dei tedeschi (qui). Non solo. Sempre il Governo pare stia valutando un piano di di privatizzazioni (qui). E il bello è che il peggio del peggio deve ancora arrivare con l’unione bancaria (già accordata a dicembre – qui), che potrebbe comportare il passaggio in mani estere (soprattutto francesi) della proprietà di molte banche italiane (via bail-in di massa), e forse una patrimoniale (qui) per dare il colpo di grazia alla ricchezza italiana e alle PMI.
Insomma, detto francamente, se esistono dei sovranisti autentici in questa compagine governativa (e nella sua maggioranza), battano un colpo e lo battano forte. Altrimenti la verità è che questi otto anni di informazione sovranista, di sensibilizzazione dei cittadini italiani al problema della sovranità e della violazione sistematica della nostra Costituzione messa in opera dai trattati europei, non saranno serviti a nulla. Solo voci al vento.