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Sempre più in basso. Il nostro Governo non riesce a uscire dal pantano dell’eurismo e arranca, dimostrandosi sempre più incapace, vuoi per limiti culturali e vuoi per volontà, di rompere con il paradigma (neo)liberista. E così, dall’Europa ne approfittano. Soprattutto ne approfittano Francia e Germania, che procedono alla nomina di Lagarde alla BCE, che è davvero un’ipotesi che lascia spiazzati, e di Von Der Leyen alla presidenza della Commissione UE.
Due donne, che potrebbero rivelarsi ben più “dure” con il nostro paese, e ben più “ligie”, per formazione e ideologia, nel pretendere che l’Italia si pieghi ai diktat eurocratici. Prendiamo la Von Der Leyen: era quella che nel 2011, con la crisi sul debito, proponeva oro e assets industriali come collaterale per i prestiti UE. Cioè, a confronto Junker sembra una colomba. Fu Angela Merkel a prendere le distanze da quella proposta, così non se ne fece nulla. E che dire della Lagarde? Legata al Fondo Monetario Internazionale, quella istituzione, per intenderci, che, in quanto “membro” della famigerata troika, contribuì (pure con i moltiplicatori sbagliati) a piegare la Grecia, scaraventandola nella più profonda fase recessiva che un paese abbia mai sopportato in tempo di pace.
Ora, è chiaro che se avessimo davvero un Governo, non dico “sovranista” (brutta parola), ma almeno in grado di fare gli interessi del nostro paese, questi due profili non sarebbero passati, e se anche fossero passati, avrebbero visto una netta opposizione e un netto dissenso nei loro confronti. Ma nulla. Niente. Nada. Il Governo Conte, che già si è mostrato debole (o inconsistente) sul caso Sea Watch (e ciò al di là dei proclami di Salvini), passivamente accetta queste nomine che per il nostro paese potrebbero essere “fatali”: due rigoriste, due profili il cui scopo sarà “rimettere in riga” l’Italia senza alcuna speranza di uscita dalla moneta unica. “Cambiamo l’Europa” da dentro si è così rivelata per quello che è: una mera operazione di propaganda elettorale, esattamente come lo fu la campagna no-euro, alla quale non è seguito esattamente nulla. Anzi…
E’ chiaro che queste nomine servono a rinsaldare l’asse franco-tedesco, dopo l’accordo di Aquisgrana che si dimostra più vivo che mai. E qui – badate – non c’entra nulla Visegrad, come alcuni vorrebbero far intendere. C’entra l’incapacità o la non-volontà del nostro Governo di far pesare il ruolo di contributore netto in Europa in prima battuta e il progetto di uscita, quanto meno della moneta unica (dannosa), in seconda. Così i prossimi cinque anni (o se vogliamo otto) saranno ancora una volta dominati dai tedeschi e dai francesi, che faranno esattamente quello che l’Italia si rifiuta categoricamente di fare per se stessa: i propri interessi. Che puntualmente non sono i nostri e che anzi, sono esattamente l’opposto.