Perché aderendo alla UE, viviamo nella illegalità costituzionale permanente

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Esiste una norma della Costituzione, l’art. 75, che se da una parte non prevede i referendum consultivi o confermativi, dall’altra non permette che i trattati internazionali vengano sottoposti al diretto vaglio dei cittadini (i referendum di ratifica).

Questa è una grave lacuna democratica e costituzionale voluta proprio dal costituente e mai modificata, che di fatto ha permesso ai governi che si sono succeduti alla guida del nostro paese di scegliere, impunemente e senza tener conto dell’interesse nazionale, l’adesione ai trattati europei, rivelatisi altamente dannosi per il nostro paese.

L’unica eccezione venne fatta per l’adesione all’Unione Europea, che fu oggetto di un referendum consultivo (o di indirizzo) nel 1989, dopo che, con apposita legge costituzionale, venne indetto proprio per dare modo agli italiani di esprimersi sull’argomento senza però alcun vincolo per il legislatore, che avrebbe potuto anche decidere diversamente qualora l’esito fosse stato negativo.

Gli italiani, complice una diffusa propaganda pro-UE dell’epoca, votarono comunque in massa per il sì (88% dei votanti) e l’Italia aderì “acriticamente” all’Unione Europea, segnando così i destini della nostra generazione e di quelle future. Infatti, come anticipavo, tale ingresso causò e continua a causare un grave danno per la nostra democrazia e per la nostra sovranità nazionale, che nel tempo sarebbe stata ceduta a organismi la cui legittimità non è sottoposta al vaglio elettorale.

L’adesione alla UE e/o alla moneta unica, decretò infatti una devoluzione intollerabile delle politiche economiche e monetarie alla tecnocrazia europea, tradendo di fatto l’attuazione delle norme costituzionali in materia economica e sociale, il cui modello economico può essere considerato antitetico a quello europeo.

Ecco perché si può affermare con una ragionevole certezza che, nonostante tutto e nonostante il referendum costituzionale del 1989, l’Italia oggi vive in una sorta di illegalità costituzionale permanente, determinata dall’evidente e insanabile contrasto tra i principi costituzionali in materia sovranità, economica, sociale e lavoristica e le norme europee vigenti in Italia. Illegalità che viene sottaciuta se non addirittura screditata dall’informazione mainstream e dalla nostra politica.

D’altra parte, difficilmente gli italiani potranno nuovamente esprimersi in futuro su questo contrasto insanabile e dunque sul conseguente abbandono dell’Unione Europea in ragione dello stesso, come è accaduto in Gran Bretagna. Sarà sempre il Parlamento italiano a decidere, indipendentemente da quello che gli italiani dovessero ritenere opportuno. Ma tutto ciò è colpa e responsabilità degli stessi italiani, soprattutto di quella parte che irretita e ubriacata dalla propaganda europeista martellante promossa su tutti i media, non riesce ad afferrare il dramma e il vulnus democratico che l’adesione all’Unione Europea produce ogni giorno. Persino davanti alla demolizione sistematica della nostra nazione, insiste nel votare partiti e movimenti che professano ogni giorno la cessione di sovranità alla burocrazia europea e la dissoluzione della patria.

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