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Mai come in questi ultimi giorni c’è questo pressing ossessivo per il MES. Gli editoriali “piazzisti“ che decantano le virtù del fondo salvastati, uniti alle dichiarazioni di esponenti della maggioranza. Insomma, a leggerli, sembra che ci stiamo perdendo un’occasione d’oro.
Occasione che, però, stranamente nessun paese europeo si sogna di cogliere. Francia, Grecia, Spagna e Portogallo hanno già fatto sapere che non ne hanno bisogno. E non possiamo certo dire che si trovino con i fondamentali macroeconomici migliori dei nostri. Hanno semmai una classe politica differente, ben consapevole di cosa significhi chiedere un prestito al MES.
MES significa stigma. Chi accede al fondo deve dichiarare di avere difficoltà di accesso ai mercati. Automaticamente, si sottopone a un sistema di vigilanza pregnante sui conti e su come i soldi verranno spesi. Non solo: il prestito MES è un debito privilegiato contratto con legge estera. Ciò potrebbe avere un impatto negativo sul mercato dei nostri BTP, che potrebbero a questo punto diventare debito junior. Cioè rimborsabile dopo il prestito del MES.
Far pesare il relativo tasso di interesse inferiore rispetto a quello dei BTP è errato, perché le condizioni sottostanti sono peggiori per il MES. Nettamente peggiori. Si innescherebbe un meccanismo perverso. Il debito senior determinerebbe un calo di acquisto dei bond italiani. Conseguentemente aumenterebbe lo spread, e questo determinerebbe un aumento dei rendimenti, che creerebbe una crisi finanziaria asimmetrica, la quale a sua volta costringerebbe il paese a richiedere il MES quello vero, con tanto di accordo in stile Grecia.
In questa cornice, l’aspetto inquietante è l’insistenza sul MES nonostante la BCE abbia esteso il PEPP che ci permette di finanziarci con i BTP a tassi bassissimi, e senza alcun vincolo di destinazione sull’utilizzo dei soldi e, soprattutto, senza stigma e commissariamenti vari. Dunque l’unica cosa sensata che potrebbe fare in questo momento il Governo non è chiedere soldi in prestito al MES, con tutti i rischi annessi e connessi, ma è fare aste BTP, tenendo presente che nell’ultima di qualche giorno fa, la domanda è stata per 108 miliardi, a fronte di una disponibilità del Tesoro di appena 14 miliardi. Una discrasia questa che, in un momento come quello attuale, che richiede molta liquidità immediata, lascia assai sgomenti…