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I tedeschi si sono svegliati, o almeno così sembra. Dal nulla, ecco che ripropongono l’unione bancaria. La proposta arriva da un esponente socialista tedesco, Scholz, ed è sostenuta dalla Merkel, che sta cercando di convincere Conte. Praticamente, i tedeschi vorrebbero – così, dall’oggi al domani – che l’UBE venga completata per garantire (ancora una volta!) la stabilità dell’euro.
Notate: per garantire la stabilità dell’euro. Non per rilanciare l’economia dei paesi europei, ma ancora una volta, per garantire una unione monetaria ormai chiaramente morta o comunque moribonda (tutto ciò non vi ricorda il 2011?).
Ma i risvolti per questa improvvisa resipiscenza tedesca (infatti, i tedeschi, fino a ieri, sapevano dire solo nein!) sono molteplici. Vero è che qualora l’UBE venisse realizzata, e nei termini proposti da Scholz, il tributo più pesante lo pagheremmo noi italiani.
Come viene spiegato su Startmag, la proposta è abbastanza articolata. Vi riposto la sintesi proposta nell’articolo linkato:
- la definizione di norme comuni per la gestione dell’insolvenza delle banche, anche di quelle meno rilevanti, oggi soggette alle regole nazionali.
- la riduzione dei rischi nei bilanci delle banche, partendo dalla riduzione dei prestiti in sofferenza per giungere alla riduzione del rischio connesso ai titoli pubblici in portafoglio, che non devono essere considerati privi di rischio e generare quindi adeguati accantonamenti ed assorbimenti di capitale.
- Solo a questo punto, la Germania potrà reggere il non facile sacrificio di consentire che i depositi delle banche dell’eurozona siano garantiti attraverso un meccanismo basato su 3 livelli: in caso di insolvenza i depositi sono garantiti dapprima dal fondo di garanzia nazionale; se questo si rivelasse incapiente, soccorrerebbe il fondo di garanzia dell’eurozona con dei prestiti; un eventuale ulteriore fabbisogno sarebbe infine soddisfatto dai governi nazionali. Sarebbe inoltre prevista la possibilità di limitate perdite anche da parte del fondo europeo di garanzia.
- Come ciliegina finale, Scholz aggiunge pure l’armonizzazione della tassazione societaria all’interno dell’eurozona.
Una proposta che un Governo italiano, di qualunque colore esso sia, dovrebbe dichiarare irricevibile, perché: a) ciò comporterebbe ulteriori cessioni di sovranità nazionale; b) costringerebbe il nostro paese a ulteriori “riforme” e “ristrutturazioni” che ci porterebbero pericolosamente verso il default e la svendita definitiva di assets produttivi strategici. Ipotesi questa plausibile, in quanto non abbiamo una moneta nazionale, ma usiamo la moneta tedesca chiamata “euro”.
Se poi ci aggiungiamo che nello stesso calderone neoliberista, stanno cucinando la riforma del MES, alla quale noi non potremo accedere in caso di difficoltà, salvo ristrutturazione del nostro debito (e dunque torniamo al punto b) visto prima), ecco che il trappolone, o se vogliamo il cetriolone eurista neoliberale, per il nostro martoriato paese si delinea, nuovamente, in tutto il suo spessore. Spetterà a noi evitarlo.