— Lettura in 2 min.
La storia è nota. Il 28 maggio è stata approvata una mozione che impegna il Governo, tra le altre cose, a emettere titoli di piccolo taglio per garantire il pagamento dei crediti che i professionisti e gli imprenditori vantano nei confronti della P.A. Quando le opposizioni si sono rese conto (ohibò!) che quei titoli di piccolo taglio non sono altro che i minibot, è scoppiata l’isteria, perché a lor dire i minibot aumenterebbero il debito pubblico.
Ora, non è tanto importante capire se i minibot aumentino o meno il debito pubblico (sul fatto che non siano moneta ne ho già scritto qui). In fin dei conti, parliamo della cartolarizzazione di un debito che comunque lo Stato ha già nei confronti dell’economia reale, sicché mi pare francamente retorico fare un distinguo artificioso tra debito privato (soldi che lo Stato deve a imprenditori e professionisti per lavori e opere compiute) e debito pubblico (soldi che lo Stato deve a chi ha investito i propri capitali sui titoli di Stato). E’ importante capire perché i minibot sono un presidio democratico.
Per capirlo, è necessario primariamente sottolineare la reazione generale all’idea che il Governo possa introdurre i minibot. Una reazione che si è rivelata scomposta. Una reazione che dimostra platealmente che il nostro paese è un paese sotto tutela, che non è in grado di assumere una decisione per l’interesse nazionale e su base democratica, senza far emergere tempestivamente il muro del regime neoliberista che si vede minacciato nel proprio dominio e nella propria narrazione. Questa tutela è il vincolo esterno, al quale per decenni le élite hanno lavorato sotto traccia, onde disinnescare la Costituzione del 1948 e instaurare un vero e proprio regime hayekiano.
Secondariamente, la stessa ipotesi di previsione dei minibot è conseguenza di una realtà che molti negano, e cioè che la moneta è resa artificialmente scarsa per costringere gli Stati nazionali ad abbattere il proprio welfare per risparmiare e creare avanzi primari, onde precarizzare il lavoro e garantire così la stabilità monetaria (obiettivo primario UE) in un quadro macroeconomico nel quale gli Stati sono nei fatti sottomessi ai mercati finanziari. In altre parole, l’abbattimento del debito pubblico corrisponde alla consequenziale neutralizzazione dei presidi democratici che determina la sostanziale inefficacia dei processi decisionali originati dal basso.
Le considerazioni anzidette dimostrano che i minibot sono un presidio di democrazia sostanziale e di riaffermazione della sovranità nazionale. Che poi abbiano la funzione di preparare o meno l’uscita dall’euro, è un discorso che lascia il tempo che trova, perché a mio modo di vedere l’uscita richiederebbe una fase preparatoria che implica, necessariamente, non solo i minibot ma anche l’adozione di misure antispread efficaci e strumenti di opposizione costituzionale al Fiscal Compact e a ogni espressione del vincolo esterno concretizzato nei trattati europei e in parte trasfuso nella seconda parte della Costituzione; misure e strumenti che, oggettivamente, oggi mancano del tutto nel bagaglio culturale e politico di chi ci governa.