Perché l’euro è la causa della deindustrializzazione italiana

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Sicuramente avrete sentito la vicenda della Pernigotti, la nota azienda dolciaria di Novi Ligure, acquistata dai turchi (con la loro lira), che rischia di chiudere, lasciando 100 operai a casa. Una vicenda, questa, paradigmatica di un processo deindustrializzante che ormai è diventato allarmante, quasi metastatico: l’Italia che lentamente, ma inesorabilmente, perde i suoi marchi prestigiosi, i suoi fiori all’occhiello, e questo perché: o falliscono, o vengono acquistati dagli stranieri (che, troppo spesso, si prendono il know how, il marchio e poi spostano la produzione altrove), oppure, perché sono le stesse proprietà italiane a chiudere e delocalizzare all’estero, dove trovano condizioni economico-produttive più vantaggiose (è la globalizzazione, baby).

Qualcuno potrebbe dire, che c’entra l’euro? C’entra, c’entra! Seppure non sia semplice spiegarlo in poche righe, l’euro è la causa principale per la quale oggi ci troviamo in una situazione in cui i nostri gioielli se non falliscono e svaniscono nella storia dell’industria italiana dei bei tempi che furono, vengono acquistati dagli stranieri a prezzi stracciati e poi portati via. La profonda crisi economica sistemica causata da una moneta inadeguata e inadatta alla nostra economia, ha creato infatti le premesse per un lento ma inesorabile smantellamento del sistema produttivo italiano. Il quale, crollando nel suo valore estrinseco (ma non intrinseco), è diventato una grande discount dove si possono fare affari d’oro a prezzi stracciati. Ci si accaparra l’occasione, il know how e il prestigio del marchio, e poi si delocalizza all’estero, magari nel proprio paese, creando quell’occupazione sottratta all’Italia.

L’euro è la causa, perché l’Italia, adottandolo, ha perso la propria sovranità economica e monetaria. Non ha più la capacità di valorizzare la sua produzione industriale con politiche economiche e industriali adeguate, e questa mancanza, questa castrazione, davanti al fenomeno globalizzante che vuole e richiede che il lavoro (e dunque la dignità umana) venga assoggettato al mercato e alle regole del profitto, ha creato le condizioni di una decadenza industriale epocale, basata su regole economiche assurde e contrarie alla Costituzione e al buon senso. E il fenomeno diventa ogni giorno sempre più evidente: se da una parte non siamo più in grado di far nascere eccellenze, dall’altra svendiamo (come il nobile decaduto) i gioielli che ci hanno fatto grandi nel mondo.

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