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Il Recovery Fund è un gioco di prestigio con il quale si vuole far credere che i soldi sono gratuiti. Ma sappiamo che così non è: i soldi che l’Europa “generosamente” ci elargisce sono in parte debiti (privilegiati) da restituire e in parte sono finanziati con maggiori tasse (che riflettono un aumento della partecipazione del nostro paese al bilancio UE). Insomma, i soldi del Recovery Fund sono soldi nostri. Basta, dunque, con la retorica stucchevole dell’Europa generosa che ci regala i soldi. L’Europa non ci regala nulla. Anzi, siamo noi che paghiamo per stare in un club dove veniamo, da anni, politicamente ed economicamente umiliati.
Del resto, che il Recovery Fund sia una mezza fregatura, è dato dal fatto che se è pur vero che il patto di stabilità ora è sospeso, è anche vero che il maggior debito iscritto a bilancio con i prestiti RF comunque peserà a suo tempo, quando i signori di Bruxelles ritorneranno a farci i conti in tasca. Sicché, l’appuntamento con la troika è solo posticipato. E del resto, ciò è tanto vero se si pensa che la UE per darci i nostri soldi, “raccomanda” che l’Italia adotti i provvedimenti suggeriti nel 2019 e 2020.
Vediamo i più qualificanti:
- Riduzione della spesa pubblica primaria netta dello 0,1%, corrispondente a un aggiustamento strutturale annuo dello 0,6% sul PIL. Detto in parole povere: tagli. E dunque diminuzione della spesa statale che, ovviamente, andrà a incidere sul PIL.
- Entrate straordinarie per accelerare la riduzione del rapporto debito/PIL. Tradotto: nuove tasse che deprimeranno ulteriormente i consumi, soprattutto di prodotti nazionali.
- Riforma catastale e dunque patrimoniale sulla casa di proprietà. Che inevitabilmente andrà a colpire i piccoli proprietari, favorendo le concentrazioni immobiliari.
- Lotta all’evasione fiscale per omessa fatturazione e limitazione ulteriore dell’utilizzo del contante. Che non hanno alcuna efficacia contro l’evasione, ma che è logicamente utile per il controllo sociale. Senza contare che queste misure non toccano affatto l’elusione fiscale e la fuga dei capitali all’estero, semmai colpiscono sempre e solo le categorie più esposte, quelle dei piccoli risparmiatori.
- Attuazione delle riforme pensionistiche passate, perché venga ridotta la spesa pubblica per le pensioni di vecchiaia. In altre parole, colpire una delle categorie economicamente più fragili: gli anziani.
Insomma, oltre al danno (ci danno i soldi nostri), pure la beffa di attuare politiche recessive e regressive per la nostra economia e per la nostra società.
E non è finita qui. Se si va a vedere cosa c’è dentro il Recovery Fund, tra piani di finanziamento e settori dove intervenire, si scopre che il 20% dei soldi provenienti dal fondo per la ripresa deve essere utilizzato per la transizione digitale (transizione digitale???), mentre un’altra buona fetta (il 37% dei fondi) per il european green deal, e cioè per le politiche volte a contrastare i cambiamenti climatici (!!!). E per la sanità, la più colpita dalla “pandemia”, appena una trentina di miliardi (34,5 circa), utilizzabili per lo più per finanziare l’edilizia ospedaliera e la tecnologia. Dopo anni in cui la UE ci ha imposto tagli alla sanità, ora ci chiede di finanziare la sanità con le briciole del Recovery Fund.
Tutto ciò non è surreale e fuori da ogni razionalità? Certo che sì, ma questa è la UE. Dove la solidarietà non esiste, mentre esistono i rapporti di forza economica. E il Recovery Fund (così come il MES e il SURE) è espressione di questi rapporti di forza economica.
Addendum. Naturalmente, se non rispettiamo le condizioni per accedere al Recovery Fund, non rispettiamo la tabella di marcia e non facciamo come ci dicono, la UE potrà chiuderci i rubinetti. Pagare dobbiamo sempre pagare, ma ricevere solo quando e come decidono i burocrati di Bruxelles.