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E’ magnifico vedere gli europeisti italici che parlano di Europa, esaltandone i valori ordoliberisti in chiave “patriottica”. Un’Europa – a par loro – che i “cattivi” sovranisti non vogliono vedere realizzata, perché vorrebbero tornare alla sovranità nazionale – quella sancita all’art. 1 della Costituzione. E’ magnifico non tanto perché questo “sentimento” europeista sia un elemento positivo, quanto perché è quasi divertente. E lo è, in quanto all’europeismo italico non corrisponde un sentimento così ideologicizzato negli altri paesi dell’Europa e in particolare nel paese dominus dell’Europa che tanto piace a molti italiani: la Germania.
Tutt’altro. In Europa il sentimento europeista, seppure esista, è un europeismo non certo culturale o politico, bensì economico; e non è un caso che sia forte soprattutto nei paesi del nord Europa (Benelux e Germania), e cioè nei paesi dove l’euro ha portato “benessere” a danno, però, dei paesi del sud Europa. Sicché, l’europeismo del nord non è altro che un sentimento con il quale si consolida essenzialmente il vantaggio economico intorno all’economia tedesca. In questi termini, l’euro, essendo un marco svalutato e avendo incrementato l’export tedesco fino all’8% (e dunque ben oltre i limiti imposti dalle regole UE), ha cementato un europeismo di convenienza che davvero ha poco a che vedere con un qualsiasi sentimento patrio che non solo non esiste (se non nella fantasia di molti italiani) ma che non può nemmeno esistere oggettivamente.
Per capire meglio, è necessario ribadire un semplice quanto poco evidenziato concetto: l’Unione Europea, per come è stata costruita, non è una struttura solidale. Al di là della retorica insita nei suoi trattati, le norme che disciplinano la sovrastruttura impongono un sistema di forte competizione tra gli Stati membri che non lascia alcuno spazio alla solidarietà, alla condivisione dei rischi, alla considerazione che non tutte le realtà economiche sono uguali e che dunque sia necessario procedere in modo diversificato. No. Le regole europee di matrice ordoliberista – regole che sono espressione del concetto di economia e società tedesca (e in generale nordica) – impongono un meccanismo di annichilimento delle economie degli altri paesi europei, il cui risultato è il dominio economico della Germania. Ecco perché spesso ho parlato di neonazionalismo tedesco. Proprio per questa ragione: l’euro e in generale l’Unione Europea sono espressione di una forma di neonazionalismo che emerge sempre più e che l’Italia non dovrebbe in alcun modo accettare.
Sicché, quando noi pensiamo all’europeismo degli altri, e in particolare a quello dei tedeschi, non ci rendiamo conto che questo è un europeismo che può anche essere più “sentito” e diffuso del nostro, ma che, a differenza del nostro, è un europeismo di natura pragmatica, essendo legato essenzialmente ai vantaggi economici che essi – i tedeschi e i paesi del nord satellite – traggono dall’essere parte dell’Unione. Non è perciò un europeismo ideologico (il nostro), e non è certo espressione di un sentimento “patriottico” (che non esiste). L’europeismo tedesco è un europeismo essenzialmente economico ed egemonico. Finché darà loro dei vantaggi e finché rappresenterà un sistema per esercitare la loro egemonia e piegare la nostra economia, vivrà; quando però non servirà più, si scioglierà come neve al sole, dimostrandosi per quello che è: neonazionalismo.
Ecco perché parlare di Stati Uniti d’Europa è retorico e ozioso. A differenza degli italiani (fortunatamente non la maggior parte) che si sentono “europei” per il sol fatto di gravitare nell’area di egemonia tedesca (sic!), i tedeschi, ma anche i francesi, non coltivano questi sentimenti: il loro essere europei non è a detrimento del loro essere tedeschi o francesi; ma è essere tali in un contesto europeo di vantaggio. Perciò, finché questo vantaggio esisterà, si sentiranno europei, quanto meno (anzi solo) in senso economico; quando non esisterà più, o qualora gli interessi europei non coincideranno più con i loro interessi nazionali, l’essere europei svanirà per magia e resterà solo nelle mani degli italiani, che intanto, con la retorica europeista, si sono fatti (e si fanno) smantellare l’assetto costituzionale, la sovranità nazionale, l’economia e il benessere.