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Finalmente Draghi si è dimesso e le Camere sono state sciolte. Le elezioni politiche sono state fissate per il 25 settembre e diciamocela tutta: siamo felici. Uno dei peggiori Governi della storia Repubblicana, che verrà ricordato soprattutto per il green pass (con annesso obbligo vaccinale) e l’invio di armi all’Ucraina, viene finalmente consegnato alla Storia non proprio edificante di questi ultimi trent’anni.
Ma la felicità finisce qui. L’entusiasmo finisce qui. Il senso di liberazione finisce qui. Perché in questo paese ormai ci hanno abituato a una ineludibile verità: al peggio non c’è mai fine, e quando si pensa che la burrasca sia cessata, ecco che la tempesta si fa più violenta.
Ma ecco le ragioni…
Il global-liberisti non sono stati sconfitti
In primis, è ormai assodato che in Italia la contrapposizione politica destra-sinistra è una contrapposizione liberista (nel senso hayekiano del termine), per lo più utilizzata per tenere acceso il fuoco del conflitto all’interno delle classi medio-basse (conflitto orizzontale) e impedire che queste acquisiscano una coscienza di classe che permetta loro di realizzare che i veri avversari del popolo italiano sono le élite tecno-finanziario-capitalistiche (quelle che oggi dominano la scena europea). Sicché, non esiste, invero, una scelta che sia sostanziale o ideologica nel preferire l’uno o l’altro schieramento. Entrambi protendono verso un obiettivo comune: l’affermazione del capitalismo predatorio e l’assoggettamento della nostra nazione agli interessi sovranazionali. La scelta dell’uno o dell’altro schieramento è legata alla sensibilità che si ha nei confronti della propaganda promossa dall’uno o dall’altro, ma i risultati – pur nell’ambito di una qualche differenza cosmetica – sono gli stessi.
Perciò, se si vuole uscire dalla matrix liberista, è necessario disintossicarsi dalla propaganda, scansare i gatekeepers (cioè tutte quelle figure politiche che, pur restando all’interno delle forze politiche tradizionali, propongono elementi di rottura, irrealizzabili) e orientarsi su tutte quelle forze politiche autenticamente patriottiche, che propongono l’uscita dalle strutture sovranazionali (due a caso: UE e NATO) e promettono l’attuazione integrale della Costituzione del 1948.
Il vincolo esterno è vivo e lotta contro di noi
Ma se è vero che la finta alternanza destra-sinistra serve semplicemente a dare l’illusione che esista un gioco democratico dove la volontà degli elettori è determinante, è altrettanto vero – come ho detto – che di fondo, le politiche dell’uno o dell’altro schieramento tendono all’unico risultato che interessa alle élite: qualsiasi scelta si faccia, questa scelta non le danneggi e anzi garantisca e tuteli i loro interessi. Proprio per questa ragione, non basta che tutti facciano parte della stessa “chiesa” (quand’anche gli uni si siedano nei banchi di destra e gli altri nei banchi di sinistra), è necessario che a nessuno venga in mente di fare di testa propria. Ecco dunque il vincolo esterno: un intrico di normative sovranazionali (soprattutto europee) il cui scopo è impedire che, a livello nazionale, si possano assumere decisioni che non riflettano gli interessi delle élite finanziario-capitalistiche.
L’ultima prova che il vincolo esterno vive e lotta contro di noi è dato dalla decisione della BCE di concedere il TPI (cioè lo scudo anti-spread, o se vogliamo gli acquisti di titoli pubblici degli Stati aderenti all’euro) a una serie di adempimenti e di condizioni (tra queste, l’attuazione delle riforme legate al PNRR, la sostenibilità del debito, il rispetto delle regole fiscali imposte dalla UE, il rispetto delle raccomandazioni del Consiglio UE) che se non rispettate, porteranno il paese sotto attacco speculativo dei mercati e infine al default in stile Grecia.
Una decisione questa, guarda caso, perfettamente utile per aggredire la ricchezza italiana. E’ evidente, perciò, che chiunque vinca queste elezioni e non sia una forza politica di rottura, si sottometterà senza fiatare a queste folli regole, perché fondamentalmente le condivide (ideologicamente intendo) o perché (ma è un’ipotesi minore) non ha sufficiente forza per affrontarle (per difetto di una coscienza costituzionale).
L’incognita sulle misure anti-Covid-19
Il Governo precedente (ancora in carica per gli affari correnti) ha dato il peggio di sé nelle politiche sanitarie. Non intendo però soffermarmi troppo sulle storture e le forzature costituzionali che abbiamo dovuto subire in questi ultimi due anni tra lockdown, obbligo di vaccini a mRNA, mascherine in ogni dove, persino all’aria aperta, e green pass per lavorare (il più aberrante dei provvedimenti), quello che voglio dire è che non è escluso che chiunque prevalga in questa competizione elettorale poi riproponga le stesse politiche di questi ultimi due anni, visto che le hanno sostenute e votate nella legislatura appena conclusasi o perché costretti dalle circostanze politiche (il che è un’aggravante) o perché convinti della bontà di quelle misure, oppure perché fondamentalmente quelle misure draconiane (alcune ancora operative) sono utili per condizionare l’esercizio dei diritti fondamentali e costituzionali alla concessione di un pass governativo (immaginate voi il potere che ne deriverebbe).
Anche qui, dunque, bisognerà scansare i tentativi di gatekeeperismo e puntare diritti su tutte quelle forze politiche che si sono opposte strenuamente alle draconiane politiche sanitarie del Governo uscente. Quali siano queste forze politiche lo scoprirete solo scorrendo le liste elettorali, perché attualmente non sono presenti in Parlamento.
Conclusioni
Non abbassiamo la guardia. Ancora una volta le élite cercheranno di portare al Governo del paese chi sarà in grado di tutelare meglio i loro interessi a detrimento di quelli del popolo italiano. Lo spettro della crisi energetica connessa all’appiattimento del nostro paese alle politiche anti-russe, unitamente al rischio che la BCE non utilizzi il TPI per difendere il debito pubblico italiano dalla speculazione, sono l’iceberg che le élite cercheranno di utilizzare per orientare il voto verso le forze politiche di sistema o per disattendere l’esito elettorale in favore di quelle forze politiche che siano idonee a garantire la fedeltà alle politiche filo-europee. E a tal proposito non posso non ricordare che l’astensione non è un’opzione. Anzi, è la migliore alleata delle élite, perché gli elettori dei partiti di sistema sono fortemente fidelizzati e dunque voteranno comunque quei partiti; l’astensione dal voto non farà altro che rafforzare il loro consenso e il loro programma politico, che non è il nostro.